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Comune di S. Maurizio d'Opaglio
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Storia del Basso Cusio

Introduzione

Una manciata di disadorni casolari sparsi, racchiusi tra l'arcana dimensione della brughiera e la quiete del lago: così poteva apparire San Maurizio nel corso dell'Ottocento.

La maggior parte della popolazione di San Maurizio d'Opaglio era impegnata nelle attività agricole. Esisteva tuttavia un gruppo ristretto ma significativo d'artigiani ed esercenti, i quali, a volte alternavano il mestiere alla coltivazione della terra. Il passaggio dal proprio mestiere alla condizione di possidente e di contadino risultava una realtà abbastanza normale, come dimostrano molti casi, tra i quali, G.B.Jorio 1829, Giacomo Soldi 1833, e di Pietro Gualeja di Sazza. Questi ultimi due esercitarono il loro mestiere a Roma (1). L'attività d'osteria, infatti, era praticata soprattutto al di fuori della patria. Quanto a San Maurizio, per tutta la prima metà del secolo, non vi fu un apprezzabile sviluppo di questi esercizi.

I mestieri che più sembravano privilegiare in questo ramo di lago erano l'oste ed il calzolaio. Svolta nell'emigrazione fin dai tempi remoti, l'arte del calzolaio alimentava un flusso migratorio che si dirigeva verso le città della penisola, la Svizzera e la Francia. Infatti, San Maurizio d'Opaglio, agli inizi dell'Ottocento era uno dei centri di lavorazione del cuoio del dipartimento dell'Agogna e nel 1812 vi vennero lavorate 300 pelli di vitello, mentre la concia era dislocata nei dintorni, a Soriso, Borgosesia e Varallo Sesia.

Il calzolaio risultò comunque, nella prima metà dell'Ottocento, uno dei mestieri più diffusi ed apprezzati. Spesso i suoi praticanti furono chiamati a reggere le sorti del Consiglio della comunità e gli elenchi dei maggiorenti del comune contemplarono ben sei calzolai nel 1843, saliti a sette nel 1847 con un pellettiere, numero pari ad un terzo del totale (2). Quest'attività stimolò anche un piccolo indotto, costituito in buona parte dalla produzione di chiodi a mano, sivelli, punte di Parigi ed articoli simili. Dal 1905 al 1908, erano presenti sul lago ben cinque aziende del settore, di cui tre a Nonio, una ad Omegna e l'ultima a Crusinallo, da non trascurare era il fatto che queste ditte erano attive anche nell'esportazione delle proprie merci (3).
Queste arti portarono sia ad un blasone di una tradizione conservata attraverso i secoli, ma anche i segni di un'incipiente decadenza.

(1) Archivio del Comune di San Maurizio d'Opaglio, verbali del Consiglio comunale, 13 ottobre 1827; 10 settembre 1829; 6 ottobre 1833; 12 ottobre 1835. (ACSMO).
(2) Cfr. A. Papale, I mestieri della terra e del lago nel Seicento, "Novara", 5 (1982), pagg. 35-48; A. Rizzi, Aspetti economici e sociali di Novara e del Novarese, 1750-1870, Cattaneo, Novara 1951, pagg.23-24; ACSMO, verb., 23 luglio 1853; elenco in data 28 dicembre 1843-, 18 dicembre 1847.
(3) Cfr. L. Richter, Guida ica industriale dei circondari di Novara, Domodossola, Pallanza, Varallo, Gaddi, Novara, 1905, pag.6; Id., Guida tecnica industriale della provincia di Novara, Gaddi, Novara 1906, pagg.22-23; Id., Guida tecnica delle industrie della provincia di Novara, Parzini, Novara 1908, pag. 14.

Giorni e orari di apertura

Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00

Per informazioni: 0323.89622

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