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Ad avere l'iniziativa di sfruttare industrialmente le cave in questa zona fu, nel 1847, Andrea Nobili De Toma il quale, dopo studi compiuti sul valore del marmo estratto tra il 1844 ed il 1847, fonda una società per l'estrazione del granito bianco di Alzo.
Nel 1858 si forma la prima società anonima di capitali composta da Don Giulio Ratti, un parroco di Milano, dal possidente pavese Cesare Scardini, dall'architetto Defendente Vanini residente a Milano e dall'inglese Charles Gallaund. Tuttavia mancava una manodopera locale specializzata e così la società chiamò scalpellini dal lago Maggiore e dalla valle dell'Ossola. Questo particolare è confermato da Pettinaroli Luigi (classe 1921), uno degli ultimi scalpellini ancora in vita, il quale ricorda alcuni particolari relativi al padre anch'egli scalpellino sul finire dell'800.
Secondo gli Annali di Statistica Industriale, riguardanti dati raccolti tra il 1884 ed il 1888 nella provincia di Novara, lavoravano nelle cave 850 tra cavatori e scalpellini, e 540 minatori.
Nel 1896 la società cave Granito Bianco di Pella viene divisa tra le due ditte Peverelli e Vanini.
Il lavoro dello scalpellino oltre ad essere veramente logorante, la giornata lavorativa iniziava all'alba e finiva al tramonto, "da stella a stella", ed era soggetto a numerosi incidenti.
La parte più rischiosa dell'attività era, infatti, quella del minatore: le squadre di minatori dovevano calcolare la quantità di esplosivo necessario per deflagrare la roccia, salire sulla parete, praticare un foro nella roccia e sistemare la carica. Le deflagrazioni erano di tale portata che le finestre delle case di Alzo e Pella venivano aperte per evitare che lo spostamento d'aria mandasse in frantumi i vetri; i cantieri di lavoro venivano fatti sgombrare e le vie d'accesso custodite da guardie che avvisavano, con appositi corni, l'imminente esplosione.
I massi ottenuti venivano tagliati dai pica-sas e successivamente modellati dai picheta. Gli operai più esperti erano, infatti, in grado, con appositi scalpelli, di riprodurre nella pietra qualsiasi modanatura o frastaglio, riproducendo disegni sagome e modellini.
Un flagello era invece la silicosi, malattia professionale, che colpiva una gran parte degli operai.
Si iniziava a lavorare in cava in giovanissima età, allora non c'erano altri lavori ed il terreno non dava niente: un po' di patate, granoturco e biada per gli animali.
Si lavorava fino alla vigilia di Natale e poi si stava fermi tutto gennaio e febbraio e si ricominciava a marzo.
Nel 1886, a sostegno dell'attività delle cave e della cartiera di Sonzogno di Pella, entra in funzione la linea ferroviaria Gozzano - Alzo, adibita in particolare al trasporto merci ma anche al movimento pendolare degli scalpellini e della popolazione locale. Questa breve linea ferroviaria, nata per l'iniziativa della Società delle Cave e riscattata dallo Stato nel 1887, segue nella sua storia l'andamento stesso delle cave, fino alla sua chiusura decisa nel 1922 dalla società Cusiana concessionaria del servizio.
Dei primi dati sommari, circa il numero di scalpellini occupati nelle cave di Alzo è possibile ricavarli dal primo Censimento degli Opifici e delle imprese Industriali 10 giugno 1911, dove vengono segnalate tre industrie estrattive con 27 addetti e cinque industrie per la lavorazione dei minerali con 189 addetti. Interessante notare come accanto alle più importanti società di estrazione e lavorazione del granito, come i F.lli Peverelli, i F.lli Simonetta e Defendente Vanini, sopravvivevano tante piccole imprese con pochi dipendenti.
Nel primo dopoguerra, tuttavia, l'estrazione del granito entrò in crisi la quale, libererà manodopera per la nascente industria della rubinetteria.
Lo sfruttamento delle cave di Alzo risulta quindi essere stato un momento importante nel tessuto pre-industriale, economico e sociale del basso Cusio, tanto che diversi figli di scalpellini sono stati tra i fondatori delle prime rubinetterie che hanno dato il via alla nascita di quel sistema di piccole e medie aziende, che oggi caratterizzano questo distretto industriale. Esempio ne sono la storia dei fratelli Pettinaroli di San Maurizio e dei fratelli Gattoni di Pella i cui padri erano scalpellini e che, nel secondo dopoguerra, daranno vita a due rubinetterie.
Un'analisi della realtà del lavoro nelle cave di Alzo è dato dal fatto che, prima dell'avvio dell'industrializzazione con la nascita della rubinetteria agli inizi del '900, era l'unica attività in cui fosse impegnato un grosso numero di lavoratori della zona.
Aperto dal 1 aprile al 30 novembre, da venerdì a domenica dalle 15:00 alle 18:00
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